La pioggia delicata di primavera permea il terreno della mia anima. Un seme che giaceva nel profondo della terra da molti anni sorride. (Tich Nath Hann)
Quando ascoltiamo un discorso di Dharma, oppure studiamo un stura, abbiamo l’unico compito di restare aperti. Così ci insegna il maestro zen Tich Nath Hann nel suo libro “il cuore dell’insegnamento del Buddha”.
Non dobbiamo paragonare ciò che ascoltiamo alle nostre idee, per stabilire se il nuovo che stiamo incontrando vi corrisponde oppure no, se ci appare giusto oppure no, perché in questo caso finiremmo per non imparare niente. E questo vale per ogni nuovo insegnamento che riceviamo.
Non serve sforzarsi troppo, mentre si legge o si ascolta, ma provare ad essere come la terra che si apre a ricevere la pioggia. Dobbiamo sentire e leggere con cuore aperto, affinché gli insegnamenti penetrino nel nostro cuore .
Quando si approcciano gli insegnamenti buddhisti può capitare di ascoltare discorsi anche molto differenti tra loro. A tratti opposti. A tal proposito è necessario tenere in conto che gli insegnamenti di Buddha ci sono stati tramandati attraverso scuole diverse, correnti che hanno avuto anche il pregio di completarsi a vicenda.
Inoltre, come per tutte le tradizioni, anche quella buddhista necessita che vengano rinnovati gli insegnamenti dimenticati o trascurati, o magari non più attuali, prevedendone una riscrittura.
Infine non è raro che uno stesso insegnamento venga formulato prima in un modo e poi in un altro, anche dallo stesso maestro. Per modellarsi alle modalità e alle possibilità di comprensione di chi ascolta. O per smontare la tendenza a restare attaccati a parole e concetti scambiandoli per intuizione profonda.
Per questo il Buddha in più occasioni ha detto: “il mio insegnamento è come un dito che indica la luna. Non scambiate il dito per la luna”. Scambiare il dito per la luna è paragonabile all’occuparsi per tutto il tempo della cartina geografica invece di vivere l’esperienza reale di un viaggio.
Ecco dunque la necessità: per comprendere un vero insegnamento del Buddha, per studiare e ascoltare discorsi diversi è necessario restare aperti a riceverli. Concedere alla pioggia del Dharma di penetrare fino ai semi sepolti nella nostra coscienza, senza sviluppare attaccamento per un singolo discorso o una singola parola. Come mettere in fila una serie di gemme preziose, per vedere, soltanto alla fine, comporsi una collana.
Un insegnamento, dice il mio maestro Tetsugen, è come un sasso lanciato in uno stagno con l’obiettivo di creare un moto ondoso nella nostra mente. Una volta ricevuto, una volta messe in moto le onde, lo lasciamo andare. Abbiamo scelte delle parole tra le tante possibili per trasmettere un concetto che era utile comunicare in un certo momento del relativo. Ma le parole ingabbiano, come gli insegnamenti. Quindi li lascio andare senza attaccamento.
Perché dovrei trattenere? In fondo non ci sono insegnamenti, dato che non c’è nulla da insegnare. La natura di Budda è splendente sempre.
