Lo zen è la mia pratica. Non sono dedita ad altro. Più pratico, e più lo zen permea ogni istante della mia vita, facendosi uno con essa.
Ma parlare di zen non è un compito facile.
Innanzitutto perché non sono “qualificata” a farlo (non sono un’insegnante di Dharma, per intenderci). Secondariamente perché lo zen principalmente si pratica, non lo si descrive: se il buddhismo è la religione dell’esperienza invece che della parola rivelata, lo zen (tra le forme prese dal buddhismo) è, più di ogni altra, la Via del risveglio personale, la Via universale che parla al cuore di ogni uomo senza confini o dogmi, e che invita a fare di questa vita “un’esperienza diretta”.
Lo zen ci conduce con la sua pratica ad abbandonare le esperienze intellettuali mediate da schemi, ideologie e false visioni, e ad immergerci davvero nella realtà che ci circonda.
Ma se la teoria scarseggia, in cosa consiste quindi questa pratica?

Per quanto mi riguarda, come praticante della scuola zen Soto, si identifica per la maggior parte del tempo con lo zazen, ovvero con la meditazione seduta e silenziosa. A gambe incrociate, sopra un cuscino (lo zafu), con le mani nel mudra cosmico dell’hokkaijoin, gli occhi né chiusi né aperti, immobile e concentrata sul respiro. Così come nella “iconografia classica dello zen” in sostanza.
Silenzio, spazio interiore, presenza mentale.
… E mostri della mente, pensieri che trascinano dove vogliono, sonno, stanchezza, formicolio, prurito, tosse e altre amenità. Ovviamente.
Lo zen per me è questo, e tantissime altre cose: il Maestro, il Sangha – ovvero la comunità di pratica, il Monastero, la ritualità, l’ordine, l’economia del gesto e del pensiero, la spontaneità, l’immediatezza, e altro ancora.
Lo zen è anche, e soprattutto, la vita che si trasforma. E sì, è soprattutto di questo che voglio parlare.
Quando inizi a praticare, inizi anche a cambiare. Non nel senso che diventi qualcosa di diverso da te, ma nel senso che inizi a liberarti progressivamente dal fardello di abitudini, meccanismi indotti e pensieri inutili che ti hanno allontanato sempre più dalla tua vera natura e dalla realtà di questa vita.
Un po’ per volta torni ad accorgerti della meraviglia del mondo, ti sorprendi per la semplicità e la bellezza di molte piccole cose. Molte sofisticazioni appaiono sempre più pesanti e inutili mentre in un processo lento e progressivo elimini il superfluo e metti a fuoco ciò che conta davvero.
